Le recenti notizie giornalistiche, diffuse a mezzo stampa, sul web ed in alcuni canali televisivi, hanno riportato fatti non corrispondenti al vero, facilmente dimostrabili, che hanno causato gravissimi danni all'immagine di Vincenzo Scandurra.
In particolare, e' stata evidenziata una sentenza del Tribunale di Pavia che ha condannato Vincenzo Scandurra ad 1 anno e 6 mesi di reclusione per aver tentato di intestare fittiziamente a terzi una villa in Francia e due automobili di lusso, fatti per i quali é invece stato assolto dalla Corte d'Appello di Milano.
Tra l'altro i mass media hanno fatto riferimento alla scelta del rito abbreviato in primo grado quando invece i legali di Vincenzo Scandurra, avvocati Giovanni Paolo Noli e Baldassare Lauria, hanno tranquillamente affrontato il procedimento nelle forme del rito ordinario, con la certezza di dimostrare l'assoluta infondatezza dei fatti contestati senza necessità di ricorrere ad alcun rito alternativo, così come poi ha sancito la Corte d'Appello di Milano, IV Sezione penale, che con sentenza n.23031/2024 dell'08.04.2024 ha assolto Vincenzo Scandurra perché il fatto non sussiste.
Nessun accenno é stato fatto alla sentenza di assoluzione della Corte d'Appello che ha chiaramente evidenziato l'assenza di prove a carico di Vincenzo Scandurra in merito ad un qualsivoglia trasferimento fraudolento di valori ex art. 512 bis c.p., nemmeno nella forma del delitto tentato.
La cronaca giornalistica ha poi definito Vincenzo Scandurra residente solo formalmente nel Principato di Monaco quando nel 2021 una sentenza del Tribunale di Pavia, passata in giudicato, non solo ha prosciolto Scandurra, assistito dall'Avv. Giovanni Paolo Noli, perchè il fatto non sussiste per il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte ma ha accertato l'effettività della sua residenza nel Principato di Monaco, ben evidenziando che “dagli atti prodotti nel presente procedimento risultava debitamente inficiata l'ipotesi accusatoria relativa al carattere fittizio della residenza dell'imputato nel Principato di Monaco.....Scandurra non risultava evasore fiscale in quanto coloro che hanno ottenuto la residenza nel Principato di Monaco non sono soggetti all'imposta personale sul reddito in Italia.” ( sentenza n.49/2021 del 21.01.2021 Gup Tribunale di Pavia).
Ciò nonostante il Tribunale di Milano-Misure di Prevenzione ha disposto la confisca di tutto il patrimonio di Vincenzo Scandurra ritenendo, contrariamente al giudicato penale, la fittizietà della sua residenza fiscale nel Principato monegasco e addirittura definendolo un evasore seriale.
Vincenzo Scandurra é stato poi descritto dai media “un imprenditore con affari a Bologna e con un agiatissimo stile di vita, proprietario di una lussuosissima villa a Roquebrune, in Francia, stimata sette milioni di euro”.
Per quanto riguarda la villa francese di Roquebrune basti solo dire che la proprietà dell'immobile non é di Vincenzo Scandurra ma della società monegasca Sci Legendario Sam le cui quote sociali sono state regolarmente vendute ad una proprietà cinese nel 2020 che si é accollata tutti i debiti della società per un totale di circa tre milioni di euro, essendo gravata da un mutuo tutt'ora in essere.
Altresì, non ha alcun fondamento l'aver sottolineato l'attività imprenditoriale di Scandurra a Bologna, così come dichiarato dai media.
A Bologna aveva unicamente sede la società Andromeda srl, riconducibile a Scandurra ma della quale non era amministratore.
Ancora più stridente risulta l'aver definito Vincenzo Scandurra come un soggetto con “un curriculum criminale e dedito a delitti lucrogenetici”.
Ebbene, dal 1988 ad oggi gli unici provvedimenti penali passati in giudicato nei confronti di Vincenzo Scandurra sono stati decreti di archiviazione e sentenze di assoluzione.
Per tali ragioni, l'attuale provvedimento di confisca dei beni di Scandurra, disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano e confermato dalla Corte di Cassazione, grida vendetta per essere stato disposto solo sulla base di indizi e in assenza di condanne definitive.
In conclusione, a Vincenzo Scandurra non rimane altra strada che ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo a fronte di una così grave violazione dei propri diritti.