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Immmagine Il diritto all'oblio e la Sentenza della Corte di Giustizia dell'UE dell'8 dicembre 2022

03/07/2024

Il diritto all'oblio e la Sentenza della Corte di Giustizia dell'UE dell'8 dicembre 2022

Avv. Valter Vernetti

 

Nell'era digitale, la gestione della propria identità online rappresenta una questione di primaria importanza. La rapidità con cui le informazioni si diffondono sul web e la difficoltà di rimuoverle possono compromettere la reputazione di individui e imprese. Il diritto all'oblio ha assunto un ruolo centrale nella tutela della dignità personale, consentendo la rimozione di contenuti obsoleti, irrilevanti o dannosi dai risultati dei motori di ricerca.

Uno dei più recenti e significativi sviluppi giurisprudenziali in materia è la sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea dell'8 dicembre 2022, che ha introdotto importanti facilitazioni per chi desidera ottenere la deindicizzazione di informazioni false. Secondo questa pronuncia, quando un individuo dimostra l'inesattezza delle informazioni che lo riguardano, il motore di ricerca è tenuto a rimuovere i relativi link senza necessità di un provvedimento giudiziario. Si tratta di un passo avanti significativo nella protezione della web reputation e nella semplificazione delle procedure per la tutela della privacy digitale.

Il contenuto della sentenza dell'8 dicembre 2022

La decisione della Corte di Giustizia UE nasce da un caso in cui alcuni individui avevano richiesto a Google la deindicizzazione di risultati di ricerca contenenti informazioni che ritenevano false. Google aveva respinto la richiesta, sostenendo che fosse necessaria una decisione giudiziaria per dimostrare l'inesattezza delle informazioni. La Corte ha invece chiarito che non è necessario un pronunciamento giudiziario preliminare: se l'interessato fornisce prove sufficienti della falsità delle informazioni, il motore di ricerca deve procedere alla deindicizzazione.

L'impatto della sentenza sulla tutela della reputazione online

Questa decisione ha un impatto rilevante sotto diversi aspetti:

  1. Maggiore accessibilità alla deindicizzazione: prima della sentenza, chi voleva far valere il diritto all'oblio in presenza di informazioni false doveva affrontare lunghi iter giudiziari. Oggi è sufficiente dimostrare la non veridicità dei contenuti.
  2. Semplificazione delle procedure: le richieste di rimozione vengono esaminate direttamente dai motori di ricerca, che non possono rifiutare la deindicizzazione basandosi sulla mancanza di una sentenza.
  3. Bilanciamento tra diritto all'informazione e protezione dei dati personali: la decisione della Corte garantisce che notizie false non possano continuare a circolare indiscriminatamente, mentre rimane tutelato l’interesse pubblico a conoscere informazioni veritiere e rilevanti.

Il quadro normativo di riferimento: il GDPR e il diritto all'oblio

La sentenza si inserisce all'interno di un contesto normativo già consolidato in Europa con il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR - Regolamento UE 2016/679). L'articolo 17 del GDPR sancisce il diritto alla cancellazione dei dati personali in diverse circostanze, tra cui:

  • Dati non più necessari rispetto alle finalità per cui erano stati raccolti;
  • Revoca del consenso da parte dell’interessato;
  • Trattamento illecito dei dati;
  • Necessità di cancellazione per conformarsi a un obbligo legale.

Questa normativa è stata fondamentale per lo sviluppo della giurisprudenza sul diritto all'oblio, come dimostrato da precedenti sentenze di rilievo:

  • Google Spain SL e Google Inc. c. AEPD e Mario Costeja González (C-131/12, 2014): ha sancito per la prima volta il diritto degli utenti a ottenere la deindicizzazione di informazioni obsolete e non più pertinenti.
  • Sentenza della Corte di Giustizia dell'UE (C-507/17, 2019): ha stabilito che il diritto all'oblio si applica all'interno dell’Unione Europea, ma non impone ai motori di ricerca di rimuovere i contenuti a livello globale.

Le implicazioni pratiche per la tutela della web reputation

La pronuncia dell'8 dicembre 2022 rappresenta un'evoluzione decisiva per coloro che desiderano proteggere la propria reputazione online da contenuti falsi. Questo sviluppo giurisprudenziale implica che:

  • Le persone possono richiedere la deindicizzazione di informazioni false senza avviare lunghe e costose cause legali.
  • I motori di ricerca devono valutare con attenzione le richieste e non possono rifiutarle senza una giustificazione valida.
  • Si rafforza la tutela della privacy e della dignità personale, senza compromettere il diritto all'informazione.

Come procedere per ottenere la deindicizzazione di contenuti falsi

Per chi si trova a dover affrontare il problema della diffusione di notizie false sul web, esistono diverse strade percorribili:

  1. Presentare una richiesta di deindicizzazione direttamente al motore di ricerca (Google, ad esempio, mette a disposizione moduli dedicati a questo scopo).
  2. Allegare alla richiesta prove concrete dell'inesattezza delle informazioni, come smentite ufficiali, sentenze giudiziarie o dichiarazioni di esperti.
  3. In caso di rifiuto ingiustificato da parte del motore di ricerca, rivolgersi all’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali o adire le vie legali.

Conclusioni

La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea dell'8 dicembre 2022 ha rafforzato significativamente il diritto all'oblio, introducendo un meccanismo più semplice ed efficace per ottenere la rimozione di contenuti falsi dai risultati dei motori di ricerca. Questa evoluzione rappresenta un passo avanti fondamentale per la protezione della web reputation e della dignità degli individui.

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Avv. Valter Vernetti

 

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