Il revenge porn rappresenta una grave violazione della privacy e della dignità delle persone. La diffusione non consensuale di immagini o video intimi può avere conseguenze devastanti sulla vita delle vittime, esponendole a umiliazioni, discriminazioni e ripercussioni psicologiche e sociali.
Per questo motivo, il legislatore italiano ha introdotto strumenti normativi specifici per contrastare e punire chi si rende responsabile di questo reato.
La Legge n. 69/2019, nota come Codice Rosso, ha inserito nel Codice Penale l’art. 612-ter, che punisce chi diffonde, consegna o pubblica immagini o video a contenuto sessualmente esplicito senza il consenso delle persone coinvolte.
La pena prevista va da uno a sei anni di reclusione e può essere aggravata se il responsabile è un ex partner o se la vittima si trova in una condizione di particolare vulnerabilità. L’obiettivo della norma è garantire una tutela efficace contro un fenomeno sempre più diffuso, soprattutto attraverso i social network e le piattaforme digitali.
Sebbene la legge punisca chi commette il reato, la prevenzione resta un aspetto fondamentale.
Adottare misure di sicurezza per proteggere i propri dati digitali è essenziale per ridurre i rischi.
Tra le azioni più efficaci vi sono l’uso di password sicure, l’autenticazione a due fattori, la gestione attenta delle impostazioni di privacy sui social network e la prudenza nella condivisione di contenuti personali, anche con persone ritenute fidate. Inoltre, evitare di archiviare file sensibili in spazi non protetti, come cloud non criptati o dispositivi senza adeguate misure di sicurezza, può ridurre le probabilità di accesso non autorizzato.
Nel caso in cui si sia vittima di revenge porn, è fondamentale agire tempestivamente.
Il primo passo è raccogliere prove della diffusione illecita, come screenshot, link ai contenuti e conversazioni che dimostrano la loro pubblicazione.
Successivamente, è necessario presentare una denuncia alle autorità competenti, come la Polizia Postale o i Carabinieri,o rivolgersi al proprio legale che può tramite il portale telematico e le proprie abilitazioni depositare presso la Procura della Repubblica competente per avviare le indagini e identificare i responsabili.
L’assistenza di un avvocato specializzato può essere determinante per attivare procedure legali efficaci e ottenere la rimozione dei contenuti diffusi illecitamente.
Un ulteriore strumento di tutela è rappresentato dal diritto all’oblio, previsto dall’art. 17 del GDPR. Questo diritto consente di richiedere la rimozione dai motori di ricerca di contenuti lesivi della propria reputazione, soprattutto quando le informazioni risultano inesatte, irrilevanti o eccessive rispetto al contesto attuale. Le piattaforme digitali sono tenute a valutare le richieste di rimozione e, in caso di mancato riscontro, è possibile rivolgersi al Garante per la Protezione dei Dati Personali per ottenere un provvedimento di cancellazione.
Affrontare un caso di revenge porn richiede competenze specifiche e una strategia mirata per la tutela della vittima e la protezione della sua identità digitale.
Lo Studio Legale GNV offre un supporto legale specializzato per la gestione di queste situazioni, fornendo assistenza sia in sede penale che civile, oltre a intervenire nella rimozione dei contenuti lesivi dalla rete.
La consapevolezza e la conoscenza degli strumenti a disposizione sono essenziali per contrastare il fenomeno e garantire una protezione adeguata dei diritti delle persone coinvolte.